
Piazza Porto e Cala Porto
In un passato non troppo lontano, la piazza davanti al porto era un luogo vivo, scandito dal ritmo del mare e animato dalle famiglie dei pescatori e dei marinai. All’alba, quando la foschia ancora avvolgeva la costa, gli uomini di mare si radunavano al “Caffè Marittimo”, un punto d’incontro gestito con dedizione dalla famiglia Carlucci. Tra una bibita e i sussurri di una giornata che prendeva forma, si preparavano ad affrontare le sfide del giorno. Le donne del quartiere, avvolte nei loro scialli, non conoscevano tregua, occupandosi delle case e dei figli. Con eleganza e determinazione, si muovevano tra le strette vie del borgo, portando ceste ricolme di pesce fresco.
Durante le mareggiate, l’acqua invadeva le strade, penetrando nelle case al piano terra, e lasciava dietro di sé l’inconfondibile odore di salsedine. I bambini, spensierati, giocavano con i rivoli d’acqua che si insinuavano sotto le porte, come se il mare volesse entrare nelle case e prendere parte alla loro vita quotidiana. La sera, al rientro, i pescatori si lasciavano cadere su vecchie sedie, a rammendare le reti lacerate dalle correnti. Era un lavoro che richiedeva pazienza e maestria, un compito per mani esperte e sapienti. Il mare, con il suo fascino e mistero, era il centro dell’universo per questa gente, un mondo fatto di sale, vento e storie sussurrate tra le onde.
Oggi, il porto conserva una bellezza suggestiva, colorato da barche e da qualche raro gozzo, ma tra il X e l’XI secolo era un arsenale ben attrezzato e trafficato, da cui salpavano timonieri e marinai audaci, noti in tutto il Mediterraneo. Tra il Cinquecento e il Seicento, il porto rappresentava un nodo cruciale per il commercio, con rotte che si dirigevano principalmente verso Venezia. Per proteggere il porto dagli attacchi nemici, gli abitanti avevano installato una lunga catena di campanelle che, tese sott’acqua durante la notte, avvertivano del pericolo imminente.
Le antiche mura di levante, che un tempo proteggevano il porto, sono state abbassate per ricavare la passeggiata di via Marina e offrire una vista spettacolare sul porticciolo. Tuttavia, il torrione del porto, affettuosamente chiamato “U tammurre”, è rimasto quasi intatto. Costruito nel 1488 dal duca Alfonso d’Aragona, questo antico baluardo continua a sorvegliare l’entrata del porto, come ha fatto per secoli, raccontando la storia di un luogo dove il mare e la pietra si incontrano in una danza senza fine.