
Chiesa S. Andrea
(XII sec.)
Quasi nascosta tra le strette vie del centro storico, la Chiesa di Sant’Andrea sembra respirare il tempo, evocando con discrezione storie di secoli passati. Una volta varcata la soglia, ci si immerge in un’atmosfera sospesa, dove le tracce della grandezza di un tempo sono quasi sussurrate dalle antiche pietre. Due fusti di colonne emergono timidamente dal cortiletto adiacente, ultimi testimoni di un’epoca lontana, echi silenziosi di una gloria passata.
Elevata a parrocchia dal vescovo Briziano de la Ribera, la chiesa vide presto sbiadire il suo prestigio, oscurata dalla maestosità della vicina cattedrale. Nei secoli, Sant’Andrea ha mutato volto e nome, divenendo nota, in un primo momento, come San Carlo e accogliendo i privilegi della distrutta chiesa di San Bartolomeo al porto. In seguito, è stata sede della confraternita di S. Ignazio di Loyola, ed oggi è conosciuta affettuosamente dai giovinazzesi come “la Gialuid”, in riferimento al giallo brillante della mozzetta indossata dai confratelli della Purificazione. All’esterno, la chiesa si mimetizza con gli edifici circostanti e rischia di passare inosservata. Tuttavia, chi si ferma a guardare con attenzione scoprirà dettagli preziosi: una lunetta affrescata da Saverio De Musso e una finestra ornata da foglie di acanto, che rivelano la bellezza sobria e nascosta di questo luogo sacro. A coronare il tutto, si erge un campanile a vela con fornici binati, simbolo di semplicità e devozione, che si staglia contro il cielo.
All’interno, la chiesa custodisce opere d’arte di grande valore, tra cui due tele di Saverio De Musso: la Madonna della Purificazione e l’Annunciazione, quest’ultima datata 1699 e donata dalla nobile famiglia Framarino dei Malatesta di Rimini. Il vero cuore della devozione popolare, però, è il simulacro della Madonna Addolorata, ospitato nella chiesa per gran parte dell’anno. Durante la Settimana Santa, la statua viene traslata nella concattedrale, dove, nel Lunedì Santo, si svolge l’antico rito della “Madonna sotto l’organo”. In questa emozionante rievocazione, l’Addolorata, portata a spalla dai confratelli, attraversa la navata centrale per incontrare simbolicamente il Figlio morente in croce, un gesto che commuove e unisce l’intera comunità di Giovinazzo. Quasi di fronte alla chiesa si erge l’imponente Palazzo de Risis, meglio noto come Casa Marziani. Questo edificio nobiliare, appartenuto all’antica famiglia de Risis, si sviluppa su tre livelli, tra cui un suggestivo piano sotterraneo che si fonde con le antiche mura medievali della città.