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Santa Maria del Carmine


(XVII sec.)

Conosciuta un tempo come Sant’Angelo dei Greci, questa chiesa affonda le sue radici nei primi secoli dell’era cristiana. Utilizzata originariamente dal clero di rito greco, la sua storia è intrecciata con le imponenti mura di cinta della città su cui poggiano le sue fondamenta. Dedicata inizialmente al culto dell’Arcangelo Michele, la chiesa attraversò un periodo di declino nel Cinquecento. In quegli anni, le sue sacre mura divennero rifugio e accampamento per i soldati di ventura che proteggevano Giovinazzo dalle minacce delle incursioni turche.

Fu solo nel Seicento che la chiesa rinacque, grazie all’intervento dei Padri Somaschi. Questi religiosi giunsero a Giovinazzo con l’intento di stabilirvi una loro casa e, nel contempo, restaurarono completamente l’edificio sacro. Contestualmente, venne fondata la Confraternita del Carmine, che dedicò la chiesa alla Beata Vergine del Monte Carmelo. Ancora oggi, il loro stemma è visibile sull’altare maggiore, un segno tangibile della devozione che guidò questa rinascita.

L’architettura della chiesa si presenta semplice e solenne allo stesso tempo, con una sola navata, a cui si affiancano una sacrestia e un locale adibito alle attività confraternali. Tuttavia, la storia della chiesa è stata costellata di sfide strutturali che hanno richiesto numerosi interventi conservativi e restaurativi. Il suo aspetto attuale risale ai lavori di metà Ottocento, che le conferirono l’eleganza che ancora oggi possiamo ammirare.

All’interno, l’arte sacra si arricchisce delle preziose tele attribuite a maestri come De Rosa, De Cordoba e De Musso, opere realizzate tra il Seicento e l’Ottocento. Ogni dipinto racconta una storia di fede, conferendo un fascino unico alla chiesa e rendendola non solo un luogo di culto, ma anche un gioiello dell’arte e della memoria.