
Palazzo Ducale
(XVII sec.)
Il Palazzo Ducale si innalza con una maestosità che incanta e rapisce chiunque abbia il privilegio di avvicinarsi. Costruito nel 1659 sui resti dell’antica cinta muraria, questo magnifico edificio fu commissionato da Nicolò Giudice, duca di Giovinazzo e principe di Cellammare. Nicolò apparteneva ad una famiglia influente e facoltosa, che aveva accumulato ricchezza e potere nel corso dei secoli. Ambizioso e autorevole, decise di lasciare un’impronta indelebile, erigendo un monumento solenne che rispecchiasse la sua grandezza.
L’architetto napoletano Francesco Antonio Picchiatti fu incaricato della progettazione del palazzo, che si sviluppa su tre livelli e ospita oltre 200 ambienti. L’edificio è realizzato con blocchi di pietra squadrati, di dimensioni variabili e sapientemente lavorati, che conferiscono alla struttura un aspetto solido e imponente. Il grande portale d’ingresso, di chiare influenze catalane e sormontato da una raffinata cornice marcapiano, non è solo un elemento decorativo ma un segno distintivo che separa visivamente i diversi piani dell’edificio, donando un senso di ordine e compostezza.
Attraversando il portone principale, ti trovi immerso in una vasta corte quadrata, dominata da un antico pozzo destinato alla raccolta delle acque piovane. Le fondamenta del palazzo poggiano solidamente sulla scogliera sottostante, e dai bassi che circondano il cortile si può percepire la robustezza con cui l’edificio è ancorato alla terra, sfidando le maree e il passare del tempo.Le due ali del palazzo, un tempo sopraelevate per formare torri angolari, aggiungono un tocco di audacia all’architettura complessiva.
Ma la storia del Palazzo Ducale non si ferma qui. Con la scomparsa della dinastia Giudice-Caracciolo, l’edificio passò alla famiglia del Marchese di Rende, grazie al matrimonio con una esponente della famiglia Fanelli. Nei secoli successivi, il palazzo cambiò funzione, trasformandosi da residenza nobiliare a penitenziario e scuola, adattandosi ai mutamenti dei tempi, ma mantenendo viva la memoria di un passato glorioso.