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Porta nuova e via Fossato


Nel 1480, il sanguinoso assedio di Otranto da parte dei Turchi segnò l’inizio di una nuova era per le città pugliesi che si affacciavano sull’Adriatico. Le incursioni ottomane, che non si fermavano neanche di fronte alla potente armata veneziana e l’invenzione della polvere da sparo, che aveva innescato la devastante potenza delle artiglierie moderne, rappresentavano un serio pericolo.

Fu Alfonso d’Aragona il primo a comprendere l’urgente necessità di un intervento per ammodernare e rendere più sicure le città, un compito che fu poi portato avanti con grande determinazione e maestria dal principe di Melfi, Giovan Battista Caracciolo, capitano delle milizie francesi. La nuova cinta muraria, con le sue sporgenze e rettilinei alternati, torrioni, cortine e bastioni, rappresentava un vero capolavoro dell’ingegneria militare dell’epoca che interessò con lavori di ampliamento anche il fossato già esistente che collegava il mare di levante con l’insenatura del porto, offrendo una protezione ulteriore contro gli assalti nemici.

Quando finalmente terminò il periodo di guerre e assedi, il fossato perse la sua funzione strategica. Venne prosciugato, colmato e trasformato in una pubblica strada. Oggi, quella strada è conosciuta come “Via Fossato”, un nome che richiama l’antica funzione difensiva e mantiene viva la memoria di quei tempi turbolenti.

Il nome “Porta Nuova”, che oggi indica la salita che da Piazza Vittorio Emanuele II conduce verso il centro storico, deriva dall’apertura di una nuova porta nelle mura del fossato. Questo accesso aggiuntivo si affiancava all’unica porta esistente fino a quel momento, situata di fronte all’ingresso dell’Arco Traiano.