
Acciaierie Ferriere Pugliesi
(XX sec.)
Per quasi cinquant’anni del Novecento, la vita di Giovinazzo fu profondamente legata al grande complesso siderurgico che dominava il paesaggio e regolava il ritmo quotidiano della città. Ogni mattina, ai primi chiarori dell’alba, il suono penetrante della sirena rompeva il silenzio della notte, annunciando l’inizio di un nuovo turno di lavoro. Le strade si animavano di lavoratori, camion e biciclette che si dirigevano verso la fabbrica. Le fiamme dei forni, visibili anche da lontano, illuminavano il cielo notturno con una luce rossa e tremolante, incendiando l’orizzonte.
Questo spettacolo era tanto maestoso quanto opprimente, un segno contrastante della vivace operosità che caratterizzava la città. Durante il giorno, il ritmo di Giovinazzo era scandito dai suoni della fabbrica: il clangore del metallo, il ruggito delle macchine e il rumore incessante dei forni erano il sottofondo di una città forte, industriosa e orgogliosa delle sua ferriera, sebbene il lavoro fosse duro e talvolta estenuante.
Negli anni Venti del Novecento, Giovinazzo aveva visto la nascita delle Acciaierie e Ferriere Pugliesi (AFP), un vasto complesso siderurgico, eretto con ambizione e determinazione, che divenne presto un faro di progresso e innovazione per l’intero sud Italia. Negli anni Trenta, sotto la direzione dei fratelli Scianatico, l’industria si espanse notevolmente, ampliando la produzione e consolidando il suo ruolo di primo piano. Con la fine della seconda guerra mondiale, l’AFP conobbe una rinascita straordinaria grazie all’introduzione della lavorazione dell’acciaio. Gli anni Sessanta furono un periodo di ulteriore crescita, con la costruzione di moderni capannoni e forni di fusione di acciaio e ghisa, e grazie alle commesse internazionali. Ma nel decennio successivo, con la crisi della siderurgia, il declino divenne inarrestabile. L’impatto ambientale e i danni alla salute sui cittadini e lavoratori iniziarono a farsi sentire.
Nel 1973, la fabbrica chiuse definitivamente. Le speranze di rinascita furono spazzate via, nel 1983, da una delibera del Comitato Interministeriale per la Politica Industriale, che ordinò lo smantellamento dell’intero complesso. Gradualmente, le strutture furono abbattute e l’area industriale sottoposta a bonifica. Oggi, di quel passato a suo modo glorioso resta solo una ciminiera: alta e solitaria, continua a raccontare la storia di una Giovinazzo che, per decenni, fu al centro di una rivoluzione industriale che ha segnato profondamente il suo destino.