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Calvario e Chiesa di San Francesco


 (XVI-XVII sec.)

Il complesso della chiesa dedicata a San Francesco d’Assisi con l’annesso convento dei Cappuccini è un testimone silenzioso di secoli di cambiamenti e devozione. La sua storia comincia nel 1589, quando Giovanni Antonio de Gaudio, uomo pio e generoso, destinò nel suo testamento il denaro necessario per la sua costruzione. Per oltre tre secoli, essa è stata un centro di spiritualità e di carità. Nel 1675, la chiesa fu consacrata dal vescovo Agnello Alfieri e, contrariamente al desiderio iniziale di dedicarla a San Francesco, fu intitolata a San Carlo Borromeo. Questo cambiamento rifletteva le trasformazioni religiose e le nuove esigenze del tempo.

Il convento, sviluppato attorno a un chiostro centrale con portici eleganti e un pozzo, esprimeva l’essenza delle strutture monastiche dei Cappuccini, caratterizzate da austerità e solenne semplicità. Con l’unità d’Italia, il convento fu abbandonato dai frati e trovò una nuova vocazione: le Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli vi istituirono un ricovero per mendicanti, mantenendo viva la tradizione di servizio e solidarietà fino agli ultimi decenni del Novecento. Oggi, il complesso ospita il laboratorio urbano della Scuola Comunale di Musica “Filippo Cortese”.

Accanto al convento sorge il “Calvario”, un luogo di culto realizzato tra il 1855 e il 1856 in occasione della missione popolare dei Padri Redentoristi nella Diocesi di Molfetta. Voluto dal sindaco Frammarino e dal vescovo dell’epoca, il “Calvario” è posizionato strategicamente vicino al muro del convento, riflettendo una scelta di continuità e legame spirituale tra le due strutture. Il “Calvario” si distingue per la sua architettura peculiare: cinque piccole cappelle, ciascuna chiusa da cancelli e sormontata da eleganti archi a sesto acuto, formano un percorso di meditazione e preghiera. All’interno delle cappelle, dipinti che illustrano le scene della Passione trasmettono la profondità e il dolore degli eventi sacri. Le opere laterali, realizzate da Filippo Nisio, e la tela centrale, dipinta da Giuseppina Pansini, che raffigura la Crocifissione, conferiscono al Calvario una suggestiva aura di devozione e misticismo.