
Cattedrale e Cripta
(XII-XVIII sec.)
Nel cuore del Medioevo, quando nei cieli d’Europa soffiavano venti di cambiamento e le città si animavano di un fervore artistico straordinario, le comunità, animate da un profondo senso di fede e desiderio di grandezza, iniziarono a erigere cattedrali imponenti, che si elevavano verso il cielo come simboli eterni di potere e devozione. In quei primi tre secoli dopo il Mille, la pietra e il sudore degli uomini diedero vita a opere maestose, dapprima in stile romanico, austero e solenne, con le sue forme solide e le linee semplici ed essenziali. Poi in un linguaggio architettonico più complesso e slanciato, lo stile gotico, che spinse le cattedrali verso l’alto, verso la luce, incontro a Dio. In questo percorso affascinante di fede e bellezza, una delle prime cattedrali a sorgere fu quella di Giovinazzo. Era l’anno 1113 quando Costanza d’Altavilla, vedova del principe Boemondo, signore di Giovinazzo, decise di lasciare un segno indelebile nella storia della sua terra facendo costruire una cattedrale che non fosse solo un luogo di culto, ma anche un simbolo tangibile del potere e della devozione della sua dinastia. Così, come un faro di fede e speranza, la cattedrale cominciò a prendere forma sulla scogliera, abbracciata dalle onde dell’Adriatico, che con la loro incessante carezza ne esaltavano la bellezza. La cattedrale, realizzata in stile romanico-pugliese, è un perfetto esempio dell’apertura culturale della Puglia medievale, un crocevia di influenze bizantine e arabe che si riflettono nei dettagli e nelle forme dell’edificio. Sebbene nei secoli successivi siano stati apportati incauti rimaneggiamenti, che ne hanno alterato parte del carattere originario, la cattedrale di Giovinazzo conserva ancora la sua anima. Varcarne la soglia è come fare un salto nel tempo, dove le severe linee esterne cedono il passo a un tripudio di decorazioni barocche in stucco che avvolgono lo sguardo e l’anima in un abbraccio di bellezza e spiritualità.
Tra tutte le meraviglie custodite al suo interno, una in particolare cattura l’attenzione e suscita una profonda venerazione: l’icona bizantina su legno di cedro raffigurante la Madonna con Bambino, nota come “Madonna di Corsignano”. Questa sacra immagine, eletta patrona di Giovinazzo, è molto più di un’opera d’arte; è un simbolo di materna protezione e speranza per tutta la comunità. Collocata in un posto d’onore nell’abside, interamente ricoperto dagli straordinari dipinti di Carlo Rosa del 1676, l’icona domina lo spazio con la sua presenza silenziosa e potente, invitando chiunque entri nella cattedrale a riflettere e pregare. Sotto la cattedrale, si trova la cripta, completata nel 1150, un luogo di grande suggestione e spiritualità, conosciuto dai giovinazzesi come “purgatorio” o “confessione”. In questo spazio raccolto e silenzioso, le lastre tombali e le colonne di epoche diverse raccontano storie di sepolture e purificazione. Le quindici crociere che compongono la cripta sono sostenute da dieci colonne, alcune delle quali risalgono all’epoca romana, altre aggiunte successivamente, in un continuo processo di trasformazione che riflette il passaggio del tempo. I capitelli medievali, sebbene danneggiati dai restauri barocchi, conservano ancora tracce della loro bellezza originaria, mentre le chiavi di volta che coronano le crociere presentano motivi floreali che rimandano a un passato artistico che ancora oggi suscita stupore. Al centro della cripta, l’altare dei Protomartiri custodiva un tempo le reliquie dei primi martiri cristiani, rendendo questo luogo sacro un simbolo di devozione e profonda meditazione. Qui, passato e presente si fondono in un’atmosfera di dolcezza e mistero, dove la fede dei secoli trascorsi continua a vivere e a ispirare, proprio come la cattedrale che si erge sopra e guarda verso il mare, che da sempre la protegge e la celebra.