
Chiesa di San Basilio
Nell’VIII secolo, un gruppo di monaci Basiliani intraprese un viaggio epico e doloroso, per scampare alle persecuzioni religiose dell’iconoclastia bizantina. Questi monaci, appartenenti all’antico ordine di San Basilio, lasciarono le terre natali di Siria ed Egitto con il cuore colmo di fede e speranza. Attraversando terre sconosciute e affrontando innumerevoli difficoltà, i monaci giunsero in Puglia, dove trovarono rifugio in grotte e altri luoghi inospitali. Nonostante le avversità, trasformarono quelle aride celle naturali in dimore accoglienti di preghiera e meditazione, perseverando nella loro devozione.
Con il passare degli anni, e con la fine delle persecuzioni intorno alla metà del IX secolo, i monaci uscirono dal rigido isolamento per aggregarsi in gruppi e costruire un futuro stabile. Iniziarono a edificare cenobi, chiese e scuole, non solo per sé stessi ma anche per la comunità locale che li aveva accolti. La loro dedizione al lavoro e alla preghiera divenne il fondamento di una nuova era di pace e prosperità.
Si prodigarono nella pratica agricola, dissodando e arando terre abbandonate e importando nuove colture. Tra tutte le piante, una in particolare catturò il loro cuore: l’olivo. La sua maestosa bellezza e i frutti preziosi ispirarono i monaci a dedicarsi con passione alla sua coltivazione. Per migliorare la produzione di olio, i monaci Basiliani idearono la molitura nei trappeti ipogei. Grazie alla dedizione e all’ingegno dei monaci, le distese di olivi divennero un elemento distintivo del paesaggio pugliese.
La chiesa di San Basilio, dedicata al vescovo di Cesarea in Cappadocia, venne realizzata tra il IX e l’XI secolo, secondo la tipologia a croce contratta con abside semicircolare. Una cupola copre l’intersezione dei bracci, celati all’esterno da tetti che fanno filtrare la luce del sole. La copertura esterna della cupola è invece a chiancarelle, sottili lastre calcaree utilizzate anche per la costruzione dei più noti trulli. Dall’ingresso, più volte rimaneggiato, si accede a un vano con due nicchie che probabilmente ospitavano immagini sacre. L’attuale stato di conservazione non permette purtroppo di apprezzare pienamente la bellezza di questo sito.