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Torre Rufolo


(XIV sec.)

Tra la fine del 1200 e l’inizio del 1300, il Sud Italia era teatro di logoranti conflitti tra le famiglie che si contendevano il potere. Ruggero Rufolo, esponente della nobile famiglia Rufolo di Ravello, non poteva più sopportare le sanguinose lotte che devastavano la sua terra natale. Decise così di fuggire, sperando di trovare rifugio e tranquillità a Giovinazzo. Ben presto si rese conto che anche questa città era lacerata da discordie e faide tra le famiglie locali e lo annotò con una punta di malcelata amarezza: «Tristo me che venni a far lo nido allo perazzo se saglio o scendo tutto mi ci strazzo!»

Nonostante le difficoltà, Ruggero non perse coraggio e si lanciò in un nuovo progetto: individuò un luogo lontano dalla città, dove costruì nel 1307 una masseria fortificata dedicata alla produzione e alla conservazione dell’olio d’oliva. La struttura era così imponente che a Giovinazzo era conosciuta come “Castellum dei Rufolo”. La sua visione si rivelò lungimirante e presto la masseria divenne il fulcro di un dinamico sistema di trappeti che animava le campagne di Giovinazzo e Bitonto. La produzione di olio d’oliva continuò nei secoli successivi, superando anche drammatiche vicende, come quella del 1529, quando il complesso fu saccheggiato e devastato da Giovan Battista Caracciolo, duca di Melfi. Tra alti e bassi, l’impianto produttivo rimase attivo e nel 1590 Lupo Antonio De Angelis fondò la prima cooperativa di olivicoltori di Giovinazzo, segno dell’importanza vitale di questa attività per il territorio, oggi riconosciuto come una delle maggiori aree di produzione di olio d’oliva al mondo.

Nel corso del tempo, la masseria ha subìto numerosi rimaneggiamenti e ampliamenti, ma il suo nucleo storico è rimasto intatto. Torre Rufolo, oltre alla sua funzione difensiva con le quattro torri angolari, e produttiva, ospita anche una cappella dedicata alle funzioni liturgiche. Sebbene oggi la cappella sia spoglia di arredi, conserva i resti di un affresco attribuito al pittore Z.T., che ritrae san Girolamo Dalmata, san Nicola di Bari e san Leonardo di Noblat.